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Roma, 22.12.92

Signorini,

torniamo noi, anzi dovrei dire io, con questa nostra nella notte che separa il 21 dal 22. Giustamente la licenza bisognava guadagnarsela e quindi come ultimo servizio mi hanno voluto fare una promozione. Dopo aver avuto la fascia rossa di sergente, quella verde di caporale, adesso indosso quella blu dei piantoni alla compagnia. Ezzi piantoni, come dice anche il nome, piantonano, e, nella fattispecie, lo fanno dalle due e trenta alle quattro e trenta di notte. Tra l'altro per svegliarmi ho messo a suonare l'oriolo, il patè di Filippo, ma se non arrivava il piantone precedente a reclamare il cambio, avrei dormito fino alle sei e mezza. Vi è comunque un altro incarico che, nel corso della giornata deve svolgere il piantone: le pulizie.

Oggi, anzi ieri, ero piantone P2 il quale si occupa delle pulizie dei bagni dell'ala sinistra = dieci lavandini, quattro docce e un numero incalcolabile di turche. Le turche sono dei water non lievitati, per cui uno si senta come sul water ma non trova l'appoggio e, se non fa attenzione, finisce coll'appoggiarsi direttamente sull'acqua dello scarico, quando si tratta di acqua. Ci sono poi da lavare i pavimenti, gli specchi, le finestre, le porte, il tutto senza detersivi di alcun genere e con quaranta o oltre, persone che reclamano il, peraltro giusto, diritto a soddisfare alcune tra le più basilari necessità umane.

Alla fine della giornata, col rito del controappello, arriva per il P2 il momento della gloria: infatti presenta il risultato del suo lavoro all'ufficiale di servizio al battaglione il quale, a seconda che quanto gli viene presentato gli faccia rigurgitare o meno il biscottino della cresima, decide se mandare a rapporto il suddetto P2 onde fargli avere il giusto castigo.

Ora, come spiegavo, dover trattare con una folla inferocita di maiali-porci che traggono un godimento enorme dall'imbrattatura di ogni angolo dei bagni, è un'esperienza altamente formativa, che forgia il carattere e fa maturare la personalità. Il metodo che io ho adottato per evitare comunque l'invito per il tè, l'ennesimo, dal capitano è consistito nel ripetere le pulizie, come da consegne, tre volte, riducendo via, via il numero di accessori disponibili, per così dire. Nel senso che se al mattino potevano tranquillamente accedere ad ogni angolo dei bagni, al pomeriggio ho ridotto a metà il numero di lavandini e turche, la sera ho ripetuto l'operazione fino a lasciare due soli lavandini ed una sola turca che venivano arditamente piantonati (appunto), al fine di non permettere a nessuno di entrare nelle posizioni già lavate. Anche questo tipo di esperienza ha un suo valore in se: infatti ci si deve armare di pazienza, cattiveria e due, tre manici di scopa. La pazienza serve per sopportare le persone che vengono a chiedere : "Ma perché non apri un'altra turca?", adducendo le scuse più disparate e meno credibili per farti soccombere, la cattiveria serve per dire sempre di no e sembrare il più possibile convincente, anche se la persona che ti sta davanti sta avendo un attacco di diarrea fulminante. I manici di scopa servono invece ad essere infilati nell'orifizio anale di quanti non vengano a convincersi nelle due fasi precedenti dell'inutilità di ogni richiesta.

Come ho spiegato, il fin di questo, come di tutti gli altri servizi, è guadagnarsi il tè serale col capitano; quest'ultimo solitamente insieme al tè non dà i biscotti ma i giorni di consegna che sono amari e io non li digerisco. Ma non si può rifiutare, che è indice di scortesia verso chi te li offre, chiaramente.

A questo punto della mia carriera dei servizi per così dire pesanti manca solo i P3 che è il piantone dei bagni dell'altra ala, che poi sta alzato di notte dalle quattro e mezza alle sei e mezza, rialzandosi quindi istantaneamente visto che è l'ora della sveglia per tutti. Gli altri li ho già fatti guadagnando in tutto quattro giorni di consegna, per ora. Dico per ora perché il caporale è un servizio a consegna ritardata, nel senso che tu compili un sacco di registri per tutto il giorno commettendo un numero incalcolabile di errori. Questi poi, come i proverbiali nodi, vengono al pettine con ritardo non prevedibile, trasportando le nefaste conseguenze.

E questo è quanto riguarda gli accadimenti delle più o meno ultime ore in questa situazione; ora aspetto seduto ad un tavolo, scrivo la lettera, ogni tanto mi alzo per andare a svegliare qualcuno che deve montare in servizio, poi torno qui. fa abbastanza freddo perché si sono dimenticati di accendere i termosifoni da qualche giorno: sarà una nuova tecnica di risparmio energetico. Così a volte mi alzo solo per muovermi un pò e non ritrovarmi congelato.

Fuori, nella notte, si sentono i lupi che ululano e sopra la mia testa un neon che non vuole morire da' una certa aria da discoteca al pianerottolo. Ogni tanto passa la macchina dell'ufficiale di picchetto, che a volte entra a salutare il piantone dell'armeria che sta qui sotto e lo interroga sulle consegne disponendo, se è il caso, un passaggio rituale dal capitano.

Ci si accorge quindi come il fine ultimo di tutto quanto viene fatto qui sia l'andarsi a prendere i giorni di consegna. La cosa non mi convince del tutto ma così è, e non ci si fa nulla.

Potrei scrivere un pò della visita che ho fatto al Banei ma come si vede, anche se scrivo con una angolazione che ha qualcosa di spaventoso, lo spazio restante non mi consente di dilungarmi oltre. tenuto anche conto del fatto che sta per scadere il mio turno, dopo di che tornerò a dormire, non esito a lasciarmi andare alle solite forme di saluto e chiusura nella speranza di avere un cambiante un pò più puntuale di me.

Ivan

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