Armenia & Georgia

Riepilogo:

Periodo: agosto 2010
Durata: 17 giorni
Mezzo: aereo, auto
Spesa tot: 2.300 Euro
Valuta Armenia: DRAM Armeno (1 Euro = 450 AMD circa)
Valuta Georgia: Lari Georgiano (1 Euro = 2 GEL circa)

Premessa

Anche questa meta era stata sognata da tempo, per il fascino che esercita sul mio immaginario la regione del Caucaso e la culla della religione cristiana. Non èun viaggio self-made come la maggioranza di quelli fatti finora ma, dato il poco tempo a disposizione, e forse anche la poca voglia, per organizzare il tutto, ci siamo affidati ad un'agenzia (comunque già provata da altri per queste destinazioni) per ingaggiare un paio di organizzazioni locali; abbiamo preso una macchina con autista (con cambio tra uno stato e l'altro), prenotato le sistemazioni per le notti e definito l'itinerario, che tuttavia poteva essere modificato - anche se non in maniera pesante - man mano che veniva svolto.
Si è partiti con l'Armenia, toccando la maggior parte delle mete più importanti, proseguendo poi in Georgia, della quale abbiamo visto diversi volti passando dalla capitale alle montagne più alte al mare. Alla fine abbiamo preso un volo interno da Batumi a Yerevan e passato l'ultimo giorno nella capitale armena.
Alcuni aspetti particolari sono riportati nelle note, alla fine del diario di viaggio. Potete infine dare un'occhiata ad una selezione delle mie foto, suddivise tra Armenia e Georgia.

Diario di viaggio

domenica 15 agosto, 1° giorno
Viaggiamo con Armavia, compagnia Armena. Alle 8 Venezia-Roma, alle 15:30 Roma-Yerevan con arrivo alle 22 ora locale (+3 rispetto al'Italia). Ci aspetta in aereoporto l'autista che ci accompagnerà in questi giorni per le strade dell'Armenia. Alloggiamo alla Guest House "Villa Delenda", vecchia residenza liberty superstite in un quartiere sventrato dalle ruspe. Giro verso Piazza della Repubblica per una birra.

lunedì 16 agosto, 2° giorno
Piccolo cambio di programma: dato che tutti i musei son chiusi di lunedì rinviamo a domani la visita alla città e visitiamo prima il monastero di Geghard, poi al Tempio di Garni (sito di epoca Romana, dedicato al Dio del Sole, edificato nel I sec. D.C. - dopo l’adozione del Cristianesimo il tempio divenne la residenza estiva dei Sovrani Armeni). Pranziamo a Garni da Sergej Gabrilian, che apre la sua casa a lauti pranzi nel bel giardino interno e offre dimostrazioni di come si cucina il famoso pane lavash. Rientro a Yerevan e visita della Cattedrale di San Gregorio Illuminatore, moderna ed enorme: niente di speciale, se non per il fatto che assistiamo alla parte finale di un matrimonio. Giro al mercato coperto, alla cascata, piazza dell'Opera. Cena al buon ristorante Yerevan Pandok, con zuppa di carne e kashlama (una specie di stufato).

martedì 17 agosto, 3° giorno
Oggi si sta a Yerevan: visita alla biblioteca dei manoscritti (Matenadaran), unica nel suo genere, che ospita più di 17.000 libri antichi riguardanti la matematica, filosofia, geografia e medicina. Si prosegue con museo e memoriale del Genocidio Armeno: davvero toccante. Pranzo in strada con focacce varie ripiene di carne, patate, formaggio. Visita alla piccola chiesa di Katoghike, ritrovata per caso demolendone una più grande che la incorporava, ed alla chiesa di Zoravar, nascosta in un quartiere popolare. Sosta al bar Segafredo presso p.zza dell'Opera. Dopo una pausa in albergo andiamo a caccia di qualcosa da mangiare: i due ristoranti segnalati dalla Lonely non si trovano: uno ha cambiato ubicazione, l'altro a quanto sembra non esiste più, forse ha chiuso. Alla fine ripieghiamo sull'Our Village che fa musica dal vivo; tuttavia siamo in una saletta tutta per noi dove si sta tranquilli, ed il cibo non è davvero male: assaggiamo varie cose tra cui i dolma (involtini di carne con fogli di vite), per concludere con un calice del famoso cognac armeno, l'Ararat.

mercoledì 18 agosto, 4° giorno
Visita alle chiese di Hovhannavank (VI sec.) e Saghmosavank (XIII sec.), entrambe costruite sul'orlo di un profondo canyon. La prima è abbandonata e molto suggestiva, la seconda è presidiata da un sacerdote, poco lontano vi sorge un cimitero ancora in uso, sulle lapidi i ritratti delle persone anche a figura intera: è una cosa che poi vedremo in tutto il viaggio, ma la prima impressione è piuttosto surreale. Saliamo oltre i 2000 metri in un paesaggio prima ricoperto da boschi di querce, poi arido, per arrivare al castello di Amberd, con una chiesa poco lontano. Sulla via del ritorno sosta all'antichissima chiesetta di Karmravor del VII sec.
Il caldo è torrido, siamo sui 35°C. Di ritorno a Yerevan a metà pomeriggio, pranziamo al Caucasus Tavern, un ristorante georgiano; sosta in hotel e poi a cena (sì, in questo viaggio si mangia molto!) al Colore del melograno, ristorante armeno/georgiano. Passeggiata in centro per smaltire.

giovedì 19 agosto, 5° giorno
Atraversiamo la pianura dell'Ararat, coltivata a vigneto. Oggi la visibilità è un po' più buona dei giorni scorsi, per cui riusciamo a vedere il profilo inconfondibile dell'Ararat, montagna mitica col la vetta più alta innevata. Visita  del monastero di Khor Virap; il confine turco è a due passi, s'intravede qualche minareto in lontananza. Breve sosta con degustazione in una cantina che coltiva l'Areni, varietà di vino rosso autoctono. Proseguiamo sfiorando il confine con l'Azerbaigian. Lungo una bella gola si arriva al magnifico complesso monastico di Noravank. Pranzo in un ristorante all'imbocco della gola che porta al monastero, a base di storione alla brace. Saliamo fino al passo di Vorotan a 2344 metri: suggestivo immaginare le carovane che passavano di qui - siamo sull'antica via della seta. Scendamo fino a Sisyan e visita del sito preistorico di Zorats Karer, detto anche Stonehenge Armeno, risalente al 7500 A.C. Alloggiamo all'hotel Lalaner a Sisyan, dove si sta svolgendo una festa di compleanno per un bambino, con almeno 50 invitati, musica dal vivo, danze e vodka a fiumi; noi ceniamo in una saletta a parte, preparata apposta per noi. Usciti in piazza diventiamo l'attrazione della sera per una torma di ragazzi dai 10 ai 14 anni che han voglia di far conversazione.

venerdì 20 agosto, 6° giorno
Prima colazione in hotel, nel salone ancora parzialmente ingombro di coriandoli e botttiglie vuote, testimoni dalla festa di ieri sera. Andiamo prima a Khndzoresk dove si possono vedere le antiche abitazioni scavate nelle grotte; il caldo nella valle è intenso così rinunciamo al lungo sentiero (un paio d'ore) che ci porterebbe a queste. Tutta la zona è caratterizzata da ampie distese coltivate a cereali (grano), ora mietuti; c'è una grande abbondanza di uccelli: averle, rapaci di varie specie (aquile e forse gipeti), moltissimi gruccioni disposti a schiera sui fili della luce, numerose upupe che si lasciano anche avvicinare; dulcis in fundo, vediamo anche una volpe a qualche decina di metri dalla strada! Attraverso una via lunga ed impervia per i numerosi lavori di sistemazione in corso, attraversiamo il ponte del diavolo e raggiungiamo Tatev, un monastero fortificato fondato nel IX sec. situato in una posizione davvero fiabesca. Tra pochi mesi, grazie ad un ambizioso progetto italo-svizzero, sarà completata una teleferica che, con una campata di 4 Km, attraverserà la profonda valle che separa il monastero dal resto del mondo; certo permetterà a moltissime persone di arrivar qui con poca fatica, ma non sarà più lo stesso posto di adesso... Pranziamo in un ristorante a conduzione familiare, con tavoli all'aperto e vista sul monastero. Tornati verso nord rifacciamo il passo di Varotan, arrriviamo al caravanserraglio di Selim; anche qui la suggestione è alta, immaginiamo gli oscuri corridoi a volta pieni di uomini, animali e merci che trovavano qui rifugio per la notte, nel lungo cammino che collegava Oriente ed Occidente. Il paesaggio è magnifico, con panorami imponenti e rocce multicolore; dopo il passo di Selim (m. 2.400) lo scenario cambia, compare un fantastico altopiano erboso ricco di acque; ad un tratto appare imponente il profilo di una montagna, forse un antico vulcano. Arriviamo infine al cimitero di Noratus, tuttora in uso dopo secoli, dalle innumerevoli steli e lapidi di tutte le epoche. Arrivati all'imbrunire sul lago di Sevan, breve sosta ad una piccola chiesa costruita su un promontorio proteso sull'acqua. Alloggiamo all'hotel Blue Sevan, con uno sfarzo da periodo sovietico ed in riva al lago. Cena con trota alla griglia al ristorante annesso.

sabato 21 agosto, 7° giorno
La visita prevista stamane alle chiese di St. Arakelots e St. Astvatsatsin, sul lago di Sevan, non si può fare perchè la zona è inaccessibile, causa di un convegno dei presidenti di varie nazioni dell'Asia Centrale (Russia, Uzbekistan, Armenia, ecc.). Atraversiamo il tunnel sotto il passo di Sevan, ed il paesaggio cambia: da brullo si fa coperto di boschi con querce, carpini, e faggi. Visita ai complessi monastici di Goshavank e Haghartsin; quest'ultimo è in fase di completa ricostruzione grazie ai milioni di un arabo. Arrivati a Dilijan, si pranza con una specie di pizza e si da' un occhio ai numerosi negozi di artigianato; Dilijan conserva nella parte più vcchia alcune belle case in legno, ma la piazza centrale è tipicamente sovietica, dove solo le banche sono state rimesse a nuovo ma altri edifici (il cinema, il centro commerciale), sono decadenti e squallidi. Alloggiamo un po' fuori del paese, alla bella GuestHouse Daravand, gestita da Razmik, un Iraniano che ha vissuto parecchio in Germania. Lasciati qui i bagagli, bella passeggiata che sale tra i boschi, incontrando le due antiche chiese di Gukhtak immerse ra la vegetazione. Scendendo a valle, vicino ad un torrente una famiglia sta banchettando all'aperto: vedutomi, mi chiamano a gran voce ed insistono per avermi ospite; stanno festeggiando un compleanno, il piatto principe è il kebab e la vodka scorre a fiumi; la lingua è un problema, per fortuna una signora conosce un po' d'inglese così ci scambiamo qualche parola; il fatto che sia italiano e che accetti tutti i brindisi sono molto apprezzati, quando me ne vado mi chiamano fratello (sono tutti parecchio allegri, specie il festeggiato). Al rientro alla guesthouse ci aspetta un'ottima cena a base di carne alla brace, consumata sulla bella veranda che dà sul bosco. Si finisce la serata con scambio di barzellette (gli armeni ne conoscono a decine sulle suocere).

domenica 22 agosto, 8° giorno
Percorriamo la magnifica gola del Debed; il centro più grosso da queste parti è Alaverdi, dominata dalle strutture enormi ed arrugginite di una miniera di rame dell'epoca sovietica, in parte abbandonata. Saliamo le montagne circostanti per visitare alcuni bei momasteri: a Odzun dove assisitiamo a parte di una messa; Sanahin; ad Haghpat stanno battezzando un'intera famiglia; Akhtala è circondato da spesse mura e conserva, anche se in stato di preoccupante degrado, splendidi affreschi medievali. Pranzo frugale con pane, formaggio ed insalata al confine Armeno/Georgiano. Passata la frontiera senza alcuna difficoltà, l'autista ci accompagna fino alle porte di Tbilisi dove ci aspetta un'altra persona che ci accompagnerà lungo il territorio Georgiano. Nella capitale alloggiamo all'Hotel Kopan, sulla sponda sinistra del fiume Mtkvari. Nel tardo pomeriggio facciamo un giro per il bel centro dela città, con molte aree in fase di ristrutturazione, caratterizzato dalle tipiche case dai balconi in legno colorato. Sul fiume spicca un moderno ponte in vetro e acciaio, opera dell'italiano Michele De Lucchi inaugurata in maggio. Ceniamo in un ristorante dal nome impronunciabile (Shemoikhede Genatsvale - non vi dico comè scritto coi caratteri georgini) dove proviamo varie specialità della cucina locale, davvero gustosa: kharcho (zuppa con manzo, riso e spezie), khinkali (una specie di ravioli al formaggio), chebureki (tortine di pasta fritta farcita con carne o formaggio), ottimo pane e una birra chiara - la Natakhtari - che va giù che è una meraviglia.

lunedì 23 agosto, 9° giorno
Giornata per metà uggiosa (a tratti pioviggina) dedicata alla capitale. Si inizia con la chiesa di Metekhi (sulla sponda sinistra del fiume, a due passi dal nostro albergo), la cattedrale di Sioni, la basilica di Anchiskhati, la Sinagoga. Saliamo alla fortezza di Narqala che domina la città e lungo un sentiero arriviamo ai piedi della gigantesca statua di Kartlis Deda (Madre Georgia), donnone in allumnio alto 20 metri con in mano una spada (per i nemici) ed una coppa di vino (per gli amici). Ci spostiamo a nord in corso Rustaveli, la parte più moderna della città con molti negozi alla moda e locali eleganti. Pranziamo in una pasticceria con khachapuri (una focaccia ripiena di formaggio o fagioli - amatissima dai georgiani) e dolci vari, accompagnati da una bevanda gasata verde che, scoprirò solo a casa, essere al gusto di dragoncello (strano, a metà tra l'anice e la menta). Da qui ce ne andiamo a zonzo fino alla zona delle terme: dopo qualche esitazione c'infiliamo nei Bagni Orbeliani, dalla bella facciata a mattonelle colorate (sembra di essere a Samarcanda): vasca pubblica, acque sulfuree e sauna; un'esperienza... popolare, non proprio consigliata a chi ha paura di prendere i funghi in piscina... Prima di tornare in albergo si fa un salto alla moschea, così oggi abbiamo onorato le tre grandi religioni monoteiste. Cena di lusso nel ristorante del nostro hotel, ubicato all'ultimo piano con una vista mozzafiato sulla città notturna.

martedì 24 agosto, 10° giorno
Visita  del sito antichissimo di Mtskheta, a circa 20 Km dalla capitale, col suo complesso religioso: la cattedrale di Jvari e la bellissima chiesa di Svetitskhoveli tutta affrescata e dove, secondo la tradizione, è sepolta la Tunica del Cristo. Proseguimento verso la cattedrale di Ananuri, chiusa in una fortezza sulle rive di un lago artificiale dal colore turchese. Da qui inizia la Grande Strada Militare Georgiana, un percorso assolutamente spettacolare che valica le vette del Grande Caucaso fino ad arrivare in Russia. Facciamo una sosta per un ottimo pranzo in un villaggio di cui non ho memoria, con khachapuri, khinkali, sashliki (spiedini di carne alla brace), formaggio, insalata. Come promesso, il paesaggio si fa sempre più affascinante, si costeggia un torrente impetuoso che scorre su una larga vallata, per poi iniziare a salire tra cime imponenti. A metà pomeriggio siamo al Gudahuri Hut, dove passeremo un paio di notti; prima del tramonto abbiamo qualche ora per rilassarci e passeggiare lungo la strada; a Gudauri (2.200 m) ci sono solo un po' di case, una specie di bar (chiuso) ed una stazione di polizia: si tratta di una località di villeggiatura invernale ed ora non c'è un'anima in giro, a parte le mucche ed un cagnone che ci segue per un po'. Cena abbondante in albergo. Stanotte credevo di godermi una notte stellata memorabile, visto dove siamo, invece il cielo è coperto e non si vede assolutamente niente!

mercoledì 25 agosto, 11° giorno
Saliamo al passo di Jivari (2.379 m), il tempo è un po' coperto ma siamo forunati perchè dopo un po' le nubi si squarciano e pian piano la valle sottostante e le cime che la contornano si mostrano in tutta la loro magnificienza. Lungo la strada s'incontra una fonte di acqua ricca di ferro che ha creato nel tempo una cascata di concrezioni calcaree dai colori che vanno dal bianco al rosso, passando per mille tonalità. Arrivati a valle si raggiunge in poco tempo Kazbegi, principale città della regione di Khevi. L'auto ci lascia a Gergeti, un sobborgo di Kazbegi, e da qui si sale con una passeggiata di un paio d'ore, tra bei boschi, alla chiesa della Santa Trinità (Tsminda Sameba - 2.200 m); il posto è davvero magnifico: da qui possiamo ammirare, anche se parzialmente nascosto dalle nubi, uno dei più alti ghiacciai del Caucaso, il Kazbegi (5.047 m.). Pranzo al sacco e giro nei dintorni. Scesi a Kazbeghi, purtroppo non possiamo proseguire per la gola di Dariali: le zone vicine al confine russo sono infatti off-limits vista la situazione politica attuale. Rientriamo a Gudauri nel tardo pomeriggio, in tempo per la cena: l'appetito non manca vista la scarpinata di oggi (non che di solito mancasse comunque...).

giovedì 26 agosto, 12° giorno
Torniamo verso sud lungo la strada percorsa negli ultimi giorni, fino a Mtskheta, e da qui puntiamo ad ovest. Lungo la strada molte famiglie vendono frutta. Dopo Mtskheta vediamo un grande campo profughi, destinato ad ospitare i georgiani costretti a fuggire dall'Abkhazia e dall'Ossezia del sud. Lungo la stradina che ci porta alla nostra prossima meta, passiamo un posto di blocco con un gruppo di militari armati: nella collina di fronte sembra si siano insediati i russi (il confine con l'Ossezia è molto vicino). Visitiamo la bella chiesa di Samtavisi, circondata da mura e caratterizzata all'esterno da bassorilievi originali, mentre all'interno rimangono begli affreschi su abside e cupola. Nell'area sono al lavoro alcuni operai che stanno portando alla luce vecchie fondamenta; qui non c'è ombra di turisti. A Gori diamo una breve occhiata al museo Stalin, poi pranziamo in un locale fuori città. L'autista ci racconta come nel 2008 i carri armati russi siano arrivati fino alle porte di Gori come atto intimidatorio; coi bombardamenti rasero al suolo interi quartieri e colpirono obiettivi strategici, es. uno svincolo autostradale ed un ponte che vediamo in ricostruzione. Lasciata Gori si va alla città millenaria di Uplistsikhe (lo so, i nomi georgiani sono tremendi), scavata nella roccia. Verso sera siamo a Bakuriani, un tranquillo villaggio di montagna, anche questo attiva località sciistica ma pressochè morto in questa stagione. Alloggio e cena all'hotel Villa Palace: il proprietario è un orso ma l'albergo ha stanze enormi e pulite, ed è pure dotato di piscina!

venerdì 27 agosto, 13° giorno
Visita alla città rupestre di Vardzia, incredibile serie di abitazioni, depositi, chiese scavate su una parete rocciosa che domina l'alta valle del fiume Mtkvari. Vi si arriva lungo una gola non meno spettacolare. In un mercato per strada avevamo comperato pane, fomaggio e frutta e pranziamo con questo, sulle rive ombrose del fiume. Sulla via del ritorno, fermata ed ascesa alla fortezza di Khertvisi, imponente fortezza che domina la valle in corrispondenza di un bivio tra due importanti vie di comunicazione. Prima di rientrare a Bakuriani, sosta al parco delle acque minerali di Borjomi, creato alla fine dell'800 per godere delle benefiche sorgenti. Bisogna dire che la famosissima acqua Borjomi, gasata e leggermente salata, bevuta fresca è piacevole ed aiuta senz'altro la digestione; provata qui alla sorgente tuttavia, un po' calda, dona una sensazione... diversa. Non dico altro, provatela e magari vi piace. Cena iln albergo.

sabato 28 agosto, 14° giorno
Lasciamo il fresco delle montagne per ritornare alla pianura infuocata: oggi siamo sui 37°C, ed è pure umido. Da Borjomi andiamo a Khashuri e da qui puntiamo ad ovest. Ad Ubisa c'è una chiesetta ricoperta di affreschi antichissimi (IX sec.): è strapiena di gente, sia dentro che fuori, per la celebrazione di un rito che assomiglia alla comunione: davvero suggestiva. Arrivati a Kutaisi si va poi al monastero di Gelati, con la grande chiesa splendidamente affrescata, nella quale si stanno celebrando sue matrimoni (uno dopo l'altro). Pranziamo in un piccolo locale nei dintorni, con spiedini alla griglia e focaccia. Andiamo quindi al monanstero di Motsameda, minuscolo ma ubicato in una posizione davvero spettacolare; peccato che il caldo abbia raggiunto l'apice e l'unico desiderio sia una qualsiasi ombra; arrivati ormai a Kutaisi, resistiamo e facciamo una sosta anche alle imponenti rovine della cattedrale di Bagrati, quasi interamente ricoperte da ponteggi perchè in fase di ristrutturazione. Entrando in una cappella laterale ancora utilizzata, scopro che in chiesa fra le altre cose è vietato anche portare gli occhiali scuri. Poco distante c'è la Lali's Guesthouse, una casa privata con alcune camere dignitose, che ci ospiterà per la notte. Dopo aver bevuto qualche litro d'acqua scendiamo in città, sulla parte opposta del fiume Rioni. Il centro di Kutaisi non è entusiasmante: a parte l'animata zona del mercato, ed i bei giardini pubblici frequentati da persone di ogni età, vediamo quartieri appena rimodernati ma con poca anima, entriamo in un centro commerciale semideserto e tristissimo. Forse la zona del vecchio ghetto ebraico potrebbe essere stata interessante, ma il caldo della giornata ci ha provati e ritorniamo (in taxi) alla guesthouse, dove ci riposiamo e ceniamo sulla bella veranda che domina la città.

domenica 29 agosto, 15° giorno
Si riparte puntando sempre ad ovest: dopo un centinaio di chilometri attraverso un paesaggio molto verde, arriviamo sulla costa orientale del Mar Nero! Puntiamo verso sud e a Kobuleti ci fermiamo in una bella spiaggia sassosa, con alle spalle una pineta, dove mi concedo finalmente un bagno: l'acqua è di una temperatura ideale. Arrivati infine a Batumi ci facciamo un giro per il lungomare ed il centro: tutta la città è sottoposta ad un'imponente azione di rinnovamento; sopravvivono i palazzoni sovietici ma stanno pure sorgendo ardite costruzioni in vetro, intere zone sono tirate a lucido. Dopo un pranzo veloce con focacce ripiene prese in una panetteria, ci facciamo un caffè in un moderno bar all'aperto nella piazza dell'opera: il teatro è stato pure rimesso a nuovo con colori pastello, sembra una bomboniera. In un tavolo accanto a noi, un gruppo di uomini d'affari ci fa l'onore di presentarci il nientemeno che il primo ministro dell'Adjara, la regione nella quale ci troviamo e che gode di particolari autonomie. Ma il tempo stringe e dobbiamo purtroppo raggiungere l'aeroporto, dove lasciamo un po' a malincuore il nostro autista. Aspettiamo le nostre carte d'imbarco per ben due ore (sono fatte a mano!), poi partiamo con un lieve ritardo. M'impressiona un po' l'assistente di volo che, allacciate le cinture, prima del decollo si fa il segno della croce... In meno di un'ora siamo a Yerevan: alloggiamo al solito hotel e ceniamo da Pandok, che si conferma un buon posto per un pasto (ah! ah!). Per finire la serata un cognac Ararat in piazza dell'opera.

lunedì 30 agosto, 16° giorno
Partenza per Echmiadzin cuore religioso della nazione: visita della chiesa di Santa Hripsime, alla Santa Sede con la cattedrale Mayr Tachar, chiesa madre di tutti gli Armeni e alla vicina chiesa di Santa Gayane. Sulla via del ritorno sosta e visita alle rovine impressionanti della chiesa di Zvartnotz. Se ieri la giornata era calda, oggi è cocente: infatti dopo l'ultima visita siamo cotti a puntino; torniamo in città, mettiamo i libertà l'autista e ci fiondiamo a prando alla Caucasus Tavern, dove si ghiaccia per l'aria condizionata a manetta! Vaghiamo ancora un poco per le vie della capitale ma il caldo è veramente opprimente: ci ritiriamo quasi subito in hotel e facciamo siesta fino all'imbrunire. Ci concediamo come ultima serata una cena lussuosa al The Club, un locale piuttosto raffinato con annesso negozio fornito di libri, dischi ed oggetti vari.

martedì 31 agosto, 17° giorno
Si ritorna a casa. Alle 8 del mattino siamo in aeroporto; partiamo alle 10 per arrivare a Roma alle 11 (ora locale); verso le 14:30 siamo a Venezia.

Note

Trasporti
Noi abbiamo viaggiato con un furgone o un mini van, piuttosto comodi. Le strade sono generalmente buone; in Georgia si trovano anche autostrade; tuttavia alcuni tratti, specialmente nelle zone di montagna più remote, sono sterrati o particolarmente accidentati.Mentre gli armeni sono piuttosto moderati nella guida, molti georgiani guidano come pazzi: abbiamo visto molti sorpassi che chiamare azzardati sarebbe eufemistico. Una cosa a cui bisogna sempre fare mota attenzione sono le vacche, che camminano o si fermano tranquillamente in mezzo alla carreggiata, magari all'uscita di una curva; si possono trovare all'occorrenza anche pecore, capre, maiali.
Gli amanti delle auto vintage si possono rifare gli occhi: si trovano, spesso ancora circolanti, modelli di macchine russe degli anni '60 ma anche '50; la più diffuse sono le Lada e qualche Moscovich, ma le più pittoresche sono le Volga, chiamata dai Georgiani "la Mercedes russa", di cui sembra che Enzo Ferrari abbia detto "non sono nè na macchina nè un carro armato". Su Flickr ho pubblicato una selezione dei bolidi più significativi.

Cibo
Il cibo non è stato un problema, se non per il fatto che certi giorni abbiamo mangiato anche troppo. Le cucine Armena e Georgiana non presentano una varietà molto alta, ma offrono comunque molti piatti appetitosi; la parte da padrona la fa senz'altro la carne, soprattutto arrosto; viene usata comunque molta verdura, patate, formaggio, pesce nelle zone con fiumi o laghi. L'unica cosa che a qualcuno dà fastidio è l'uso piuttosto diffuso del coriandolo, quasi onnipresente. La cucina georgiana è un po' più speziata, a volte piccante ma mai in maniera eccessiva. Il pane è molto usato, specialmente in Georgia dove è buonissimo.
In Armenia le birre più diffuse sono la Kilikia e la Kotayk, ma si trovano anche Sebastopol e Gyumri. In Georgia le più diffuse sono la Natakhtari e la Kazbegi. Sono tutte birre chiare, non troppo corpose, piuttosto gradevoli.
Per quanto riguarda i vini, in Armenia esiste un vitigno autoctono, l'Areni, il cui metodo di vinificazione produce spesso sia vini secchi che amabili, a volte molto profumati ma non molto strutturati (almeno per l'esperianza fatta); in Georgia la maggior parte dei rossi èdolce o semi-dolce; l'unico secco è il Saperavi, discreto; una volta abbiamo assaggiato un bianco piuttosto curioso, somigliante a certi nostri vini "del contadino" senza alcuna lavorazione, che farebbero inorridire un sommelier ma che, assaggiati con la cucina locale in una giornata calda, hanno il loro perchè.
La parte interessante è il costo: per un pasto medio abbiamo speso l'equivalente di 7 Euro in Armenia e 5 Euro in Georgia, se escludiamo un paio di casi dove, non badando a spese, abbiamo raggiunto punte di 18 Euro (in uno dei migliori ristoranti di Tbilisi e nell'ultima cena a Yerevan).

Clima
Agosto è in effetti, come indicato dalle guide, un periodo stancante per il caldo piuttosto intenso che si può trovare; mentre siamo stati benissimo nelle zone montuose, soprattutto a Yerevan e nella parte occidentale della Geogia abbiamo passato alcune giornate caldissime, secche in Armenia ed umide sulla costa del Mar Nero, con punte di 37°C.

Religione
La chiesa apostolica Armena è stata la prima chiesa cristiana riconosciuta al mondo (301 d.c.), mentre la chiesa ortodossa georgiana è parente di quelle greca e russa.
La visita ai numerosi monasteri e chiese ci ha dato la possibilità di assistere ad alcune cerimonie, talvolta riconoscibili (battesimo, matrimonio), altre volte meno. A chi interessa suggerirei di approfondire un po' l'argomento prima di fare un viaggio del genere: credo sarebbe bello poter apprezzare almeno le principali differenze tra le varie confessioni.
Dopo l'ndipendenza dalla Russia, quando il culto non è stato più ostacolato dal regime comunista, c'è stata una vera rinascita della religiosità. Lo si nota per il fatto che le funzioni vedono una partecipazione molto alta dei giovani.
Ultima nota curiosa: il nostro autista si faceva il segno della croce ad OGNI chiesa che incontravamo, anche in prossimità di luoghi contrassegnati da una croce che si incontravano lungo la strada (e di cui ignoro il significato).