Israele : Terrasanta

Riepilogo:

Periodo: aprile 2019
Durata: 8 giorni
Mezzo: aereo, autobus
Distanza percorsa (via terra): 600 Km circa
Spesa tot: 1.400 Euro
Valuta: nuovo siclo (o shekel) israeliano (1 Euro = 4 NIS)

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Premessa

Questo non è un viaggio come tutti gli altri, ma un Pellegrinaggio vero e proprio. La destinazione infatti non è tanto Israele ma la Terrasanta, ossia tutti quei luoghi citati nel Nuovo Testamento che rivestono una qualche importanza per il Cattolicesimo. Per questo motivo, ma anche per regioni necessariamente di tempo, non sono state toccate mete comunque interessanti da un punto di vista storico come i resti di alcune città romane, la fortezza di Masada, il monastero di Mar Saba, ecc.

Diario di viaggio

martedì 23 aprile, 1° giorno
Sveglia nel cuore della notte, partenza alle 04:45 in pullman da Piove di Sacco per Venezia Tessera e da qui con volo EasyJet delle 07:30 (durata 3 ore); arrivo a Tel Aviv alle 12:30 locali (+1h rispetto all'Italia). Veniamo accolti da Selma, la nostra guida che ci accompagnerà per tutto il nostro soggiorno. Pranzo a Jaffa e brevissima sosta alla città vecchia, con bella veduta sul mare e sullo skyline di Tel Aviv. Viaggio disagevole con lunghe code in autobus senza aria condizionata sino ad Haifa, dove arriviamo in quasi 2 ore. Alloggiamo al Golden Crown Hotel, nuovo e moderno. Cena da Shtroudl, un ristorante cristiano sulla via principale, costeggiata da vecchie case di fine '800 dell'epoca coloniale tedesca.

mercoledì 24 aprile, 2° giorno
Lasciata Haifa entriamo in Galilea, area molto verde disseminata di campi di grano, bananeti e piantagioni di mango. Passando per Magdala arriviamo in vista del lago di Tiberiade (chiamato anche lago di Genezareth o mare di Galilea). Visita al sito archeologico di Cafarnao, dove spicca la sinagoga in marmo bianco di epoca romana inperiale e, negli strati inferiori, la città di basalto nero dell'epoca di Gesù, con la cosiddetta casa di Pietro.
Saliamo al monte delle Beatitudini, sito molto bello dai giardini lussureggianti, curato da suore francescane. Viene celebrata una messa all'aperto, all'ombra di un gigantesco albero di ficus, tra i richiami garruli di pappagalli verdi. Pranziamo al refettorio con un ottimo pesce fritto, poi scendiamo verso il lago: sosta al luogo dove secondo la tradizione avvenne la moltiplicazione dei pani e dei pesci, dove ora sorge una chiesa bizantina, dagli splendidi mosaici, custodita da suore benedettine tedesche. Altra sosta al vicino luogo del Primato di Pietro, sulla riva del lago di Tiberiade.
La strada per Nazaret, che passa per Cana, è trafficatissima. Arrivati a Nazaret alloggiamo all'hotel Golden Crown Old City, a due passi dalla città vecchia. Breve visita alla fontana di Maria e alla vicina chiesa greco ortodossa dell'annunciazione, affrescata negli anni '70 da un rumeno in stile bizantino; da una piccola cappella si scende in un ambiente con volta a botte, forse di origine romana, da dove sgorga una sorgente alla quale è probabile che Maria venisse ad attingere l'acqua e dove, secondo il vangelo apocrifo di Giacomo, avvenne la prima Annunciazione. Per evitare di dover entrare in chiesa per prendere l'acqua, in epoca ottomana venne creata una condotta fino ad una piazza vicina, dove sorge la fontana di Maria, ora asciutta.

giovedì 25 aprile, 3° giorno
Dopo colazione saliamo al monte Tabor, altura di circa 500m isolata nella pianura ad un'ora di strada da Nazaret. Qui avvenne la trasfigurazione di Gesù: nei vangeli non si nomina il Tabor ma la tradizione ha da sempre identificato questo luogo come teatro dell'episodio; qui una grande basilica sorge su un'antica chiesa bizantina che fu poi anche monastero; il luogo viene ora custodito dai francescani. Dopo la messa ci godiamo il vastissimo panorama che si ha da qui: la fertile pianura della Galilea, dove secondo la Bibbia avverrà l'Armageddon (battaglia finale tra il Bene ed il Male); la valle del Giordano e le alture del Golan, oltre le quali si trova la Siria; il monte Hermon coperto di neve, al confine con il Libano: si comprende bene perché Galilea, che in ebraico significa "circolo" indichi il luogo dove si sono sempre incrociati traffici commerciali, genti e culture.
Tornati a Nazaret verso mezzogiorno, assistiamo alla funzione dell'Angelus nella Basilica dell'Annunciazione, il cui nucleo è costituito dai resti della casa di Maria, inglobata prima in una chiesa bizantina, ampliata dai crociati e poi presieduta dai francescani a partire dal '600. Interessanti le numerose rappresentazioni della Vergine, presenti sia all'interno della chiesa che nel portico esterno, donate dai vari paesi del mondo.
Pranzo al vicino ristorante Holy Land con zuppa di lenticchie, pastasciutta col ragù e carne lessa. Sosta alla Sinagoga, dove Gesù lesse un passo di Elia e venne scacciato dalla città, poi all'adiacente chiesa greco- cattolica e suggestivo rito dell'unzione con il crisma, l'olio benedetto; ci colpiscono le icone in stile bizantino ma con le iscrizioni in arabo al posto del greco. Torniamo alla Basilica dell'Annunciazione per una visita senza la ressa del mezzogiorno, poi un momento di relax/meditazione nel tranquillo chiostro di un vicino convento di suore francescane.
Facciamo un'altra visita alla chiesa greco-ordodossa dell'Annunciazione, nell'atrio fervono i preparativi: per loro oggi è Giovedì Santo e domani celebrano la Passione (la Pasqua Greca cade una settimana dopo quella Latina). Giro nei vicoli della città vecchia, vero e proprio suq ora quasi del tutto spopolato; sosta per una birra in piazza.
Dopo la cena in hotel, di nuovo alla Basilica dell'Annunciazione per la funzione dell'Adorazione: molto suggestiva, partecipata da una folla proveniente da tutto il mondo, celebrata in diverse lingue e coi canti di bravissimi musucisti brasiliani.

venerdì 26 aprile, 4° giorno
Lasciata Nazaret ci fermiamo a Cana di Galilea, luogo del miracolo della trasformazione dell'acqua in vino. Nella chiesa, gestita da suore francescane, dopo di noi un numeroso gruppo vietnamita celebra le nozze di una coppia. Riprendiamo la strada diretti a sud, entriamo in Giudea, in territorio Palestinese: il paesaggio cambia, il verde delle coltivazioni lascia il posto a un panorama ocra dalle alture quasi desertiche, ogni tanto qualche oasi di palmizi da datteri e qualche sparuto gregge. Brevissima sosta a Gerico, città millenaria ridotta ad una cittadina anonima con un'area archeologica ancora tutta da scavare. Costeggiando il confine con la Giordania ci fermiamo in un'area lungo il fiume Giordano dove viene simbolicamente ripetuto il rito del Battesimo. Per pranzo ci fermiamo a Kayla, località balneare sul Mar Morto dove si può provare la stranissima esperienza di galleggiare in un'acqua con concentrazione salina 10 volte più alta del normale; siamo in una depressione di quasi 400 metri sotto il livello del mare, con un caldo torrido che sfiora i 40 gradi. Ripartiamo e facciamo sosta a Betania, nel luogo dove Lazzaro fu resuscitato. Siamo ormai alle porte di Gerusalemme, dove arriviamo poco dopo; alloggiamo al Christmas Hotel, un albergo di proprietà armena poco lontano dalla città vecchia. Prima del tramonto facciamo una capatina alla Porta di Damasco, forse la più bella della città, da dove si vede il passaggio di una moltitudine di differenti etnie e religioni; spiccano tra tutti i molti ebrei ortodossi, vestiti a festa, che si affrettano ad entrare in città, forse diretti al Muro.
Dopo la cena in hotel entriamo nella città vecchia, affollatissima per il Venerdì Santo degli ortodossi. Arriviamo al Santo Sepolcro, nelle luci basse sfilano il patriarca ed i pope tra una folla assiepata, tuonano i rintocchi funebri della grande campana della Basilica: impressionante.

sabato 27 aprile, 5° giorno
Dopo colazione si va verso Betlemme; per strada si nota la Collina Verde che in poco tempo, pur sorgendo in territorio palestinese, è stata occupata da un ammasso di casermoni Israeliani, quasi una fortezza; i sottostanti ulivi, di proprietà dei Palestinesi, per essere coltivati costringono i contadini a fare lunghi tragitti per aggirare le barriere israeliane. Sosta al Campo dei Pastori, luogo custodito dai francescani, per una breve riflessione e per acquisti di souvenir di produzione principalmente locale (anche se non mancano molti oggettini a basso prezzo e di produzione cinese). A Betlemme ci fiondiamo subito alla Basilica della Natività, imponente costruzione voluta da Elena, madre dell'imperatore Costantino, successivamente ampliata dai Bizantini e dai Crociati nel XII sec., epoca a cui risalgono gli splendidi mosaici restaurati da pochi mesi da una piccola ditta di Prato. Facciamo due ore di coda per accedere al piccolo ambiente sotterraneo con la stella che indica il luogo dove fu deposto il Bambino. Pranziamo al refettorio francescano Casa Nova, poi breve visita alla Grotta del Latte dove secondo la tradizione Maria passò i primi 2 anni della vita di Gesù prima della fuga in Egitto.
Fin da dopo il pranzo avevamo notato una gran folla nella piazza principale, assiepata in attesa davanti a mega schermi; una delle vie principali è tutta festonata come per un evento speciale, che capiremo presto: fermi in una piazzetta assistiamo alla sfilata di tre bande musicali con cornamuse e percussioni varie; in chiusura un carro con un braciere acceso dona il fuoco a tutti gli spettatori che porgono mazzi di piccole candele di color marrone, tipiche delle chiese ortodosse; chiude un gruppo di uomini che, brandendo croci e spade, urlano come forsennati acclamando Dio. Si tratta della processione legata al miracolo del "Fuoco Sacro": in sostanza avviene che ogni anno, durante la liturgia pasquale, si verifica l'accensione spontanea di un fuoco nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme tra le mani del Patriarca Greco-Ortodosso.
Facciamo visita ad un centro medico palestinese che offre aiuto a chi non trova posto all'ospedale o non si può permettere i costi esorbitanti di una clinica privata; viene gestito da un medico tornato in Palestina dopo aver studiato ed essersi laureto in Italia.
Dopo cena passeggiata fino alla Porta Nuova e da qui al Santo Sepolcro: approfittiamo del fatto che la chiesa negli ultimi giorni di Pasqua rimane aperta per tutta la notte e questo ci consente di vedere alcune parti in tutta tranquillità. Colpiscono le tante stratificazioni storiche dell'edificio e la varietà culturale e confessionale dei visitatori: cattolici, ortodossi, armeni, copti, ecc.; due giovani madri eritree sono vestite come regine da mille e una notte, con acconciature elaborate, vesti di cotone bianco riccamente decorate, vistosi monili d'oro. Usciamo dalla porta di Damasco e rientriamo.

domenica 28 aprile, 6° giorno
Oggi domenica di Pasqua per gli ortodossi! Saliamo al Monte degli Ulivi, la giornata è magnifica e dal belvedere si ha un panorama mozzafiato su tutta Gerusalemme, con l'inconfondibile cupola d'oro della Moschea di Omar. Accediamo poco lontano ad un'area custodita dai francescani e dove si osserva il più stretto silenzio; trascorriamo qui un'ora di meditazione tra ulivi, mimose e rosmarino, gustandoci la tranquillità del luogo ed il panorama. A due passi c'è l'orto del Getsemani, con imponenti ulivi secolari - forse millenari - e la grande Chiesa di tutte le nazioni. Sempre in zona vediamo anche la tomba di Maria, in stile greco-ortodosso, molto suggestiva: oltre un austero portale gotico una lunga scalinata scende nel sottosuolo fino ad un ambiente molto scuro, pieno di candele e lampade sospese.
Per pranzo torniamo in hotel, poi al Monte Sion con visita al cenacolo, la chiesa della dormizione di Maria e messa al cenacolino, un ambiente moderno poco lontano. Entriamo dalla Porta dei Leoni (o Porta di Sion) e da qui, passando attraverso un check-point, al Muro Occidentale (meglio conosciuto come Muro del Pianto): il piazzale è molto vasto, la parte più vicina al muro è suddivisa in due (maschi/femmine) e vi si entra solo col capo coperto, indossando la kippa o un normale berretto per in non-ebrei.
Al confine tra i quartieri armeno ed ebraico vi sono i resti del cardo di epoca bizantina, con una piccola parte dell'imponente colonnato che lo doveva percorrere tutto, come testimoniato anche dal famoso mosaico di Madaba. Continuando nella sua direzione arriviamo alla Porta di Damasco e da qui rientriamo.

lunedì 29 aprile, 7° giorno
Stamattina andiamo alla spianata delle Moschee! Per accedervi entriamo dalla Porta del Letame ,chiamata così perché da qui anticamente si facevano uscire i carichi di immondizia che venivano poi gettati nella Geena, una piccola valle sottostante dove i rifiuti ardevano in continuazione; l'analogia Geena=Inferno sembra sia stata introdotta da Dante. Dopo la porta si attraversa prima un check-point controllato dagli israeliani poi, varcato un portone, si passa sotto l'occhio attendo di un musulmano pronto a bloccare chiunque vesta in maniera non adeguata; in particolare le donne devono avere spalle e braccia coperte e gonne lunghe fino alle caviglie. Il luogo, così carico di storia e di significati simbolico-religiosi, è davvero affascinante: la grande moschea al-Aqsa, l'inconfondibile moschea di Omar (o Cupola della Roccia) dalla pianta ottagonale, il tetto dorato e gli arabeschi in maiolica. Scendiamo dalla spianata ed entriamo nel quartiere musulmano presso la porta di Santo Stefano ed entriamo nella chiesa di S. Anna, dalle austere forme gotiche, dove Selma c'incanta con un canto bizantino che ci fa commuovere; in questi giorni abbiamo scoperto che lei appartiene all'esiguo 2% di cittadini israeliani che sono arabi di fede cristiana (in particolare lei è cristiano-cattolica di rito greco). Percorriamo la Via Crucis che partendo dalla porta di Santo Stefano si snoda lungo la Via Dolorosa per finire all'interno della Basilica del Santo Sepolcro. Entriamo nella Basilica praticamente dal tetto, passando per scale anguste attraversiamo una cappella Etiope per finire nella cappella copta di San Michele. Ci mettiamo pazientemente in coda per la visita al Sepolcro vero e proprio, custodito in un'edicola barocca posta a sua volta al centro dell'enorme cupola detta Anástasis: un po' deludente, un'ora di coda per 20 secondi di sosta all'interno del piccolo ambiente, sorvegliati da intransigenti preti ortodossi, non fa apprezzare bene l'atmosfera del luogo e, come dice Guy Delisle nel suo Cronache di Gerusalemme, "ho l'impressione di essermi perso qualcosa".
Dopo aver pranzato in hotel rientriamo nella città vecchia e facciamo il giro degli spalti dalla Porta di Jaffa alla Porta di Damasco: interessante per la vista inedita sui tetti, vicoli e cortili interni. Concludiamo con un giro per il quartiere Armeno.
Prima di cena viviamo un momento, davvero molto intenso, di condivisione con tutto il gruppo.

martedì 30 aprile, 8° giorno
Sveglia all'alba, carichiamo le valigie sul pullman e ci rechiamo al Santo Sepolcro per una messa che si tiene nella piccola cappella del Calvario, concessaci dalle 08:00 alle 08:30 (i tempi di utilizzo degli spazi all'interno della Basilica sono contingentati in maniera assai rigorosa). Per le 9 siamo già in partenza per Tel Aviv, abbiamo l'aereo alle 13:30 ma dati i previsti controlli di sicurezza si consiglia di arrivare in aeroporto 3 ore prima. Arriviamo a Venezia verso le 16 (ora italiana), nel tardo pomeriggio siamo a casa.

Note

Cibo
Dato che abbiamo quasi sempre goduto di un trattamento di mezza pensione non abbiamo potuto esplorare appieno l'offerta gastronomica locale, comunque abbiamo provato una serie di pietanze più o meno tipiche dell'area medio-orientale, con il quasi onnipresente hummus (crema di ceci), pollo o agnello arrosto, verdure di vario tipo, frutta quali cocomeri, banane o datteri. Il vino è spesso presente con produzioni principalmente locali, anche se con prezzi piuttosto elevati.

Clima
Abbiamo incontrato un clima che potremmo definire ideale, con minime di 15° e massime di 28°, con scarsa umidità e ventilato, ad eccezione della valle del Giordano, situata in una depressione più o meno accentuata e caratterizzata da un clima torrido.