Marocco: villaggi berberi dell'Antiatlante

Riepilogo:

Periodo: agosto 2008
Durata: 10 giorni
Mezzo: aereo, fuoristrada
Spesa tot: 1.750 Euro
Valuta: Dirham (1 Euro = 11 Dirham)

Premessa

Questo viaggio è organizzato da Viaggi Solidali, una cooperativa di Torino che si occupa di turismo responsabile.
Oltre alle bellezze turistiche delle zone incluse nell'itininerario, viene così dato spazio all'aspetto del turismo solidale, soggiornando talvolta in famiglia e visitando le associazioni di villaggio ed i progetti della ONG marocchina Migration et Développement, impegnata da anni nel sostegno delle comunità locali.

Il nostro gruppo è composto da 11 persone, provenienti da varie parti d'Italia, da un'accompagnatrice italiana con alle spalle una lunga esperienza di lavoro in Marocco, da una guida locale, da un rappresentante di Migration et Développement e dai 3 autisti dei fuoristrada.

Trovate una selezione di foto del viaggio nel mio album su Picasa.

Diario di viaggio

venerdì 15 agosto, 1° giorno
Da Milano Malpensa prendiamo il volo Royal Air Maroc per Casablanca. Cominciamo bene: a Casablanca il volo per Marrakesh risulta "annullato"; dopo un po' riusciamo a capire che ci viene messo a disposizione un autobus; l'alternativa dopotutto non è male: il mezzo è un moderno autobus da turismo, l'autostrada è moderna, ci vediamo il paesaggio ed il viaggio dura circa 2 ore. Il paesaggio si fa sempre più desertico; verso le 21 arriviamo a Marrakesh. Alloggiamo all'hotel Sherazade, in pieno centro storico, a due passi dall'animatissima piazza Djama el-Fna e ricavato da una vecchia residenza signorile (ryad); le stanze si affacciano su due bei cortili interni, a tre piani. La prima, fuggevole vista della piazza di notte è impressionante: una folla brulicante, tra i fumi delle bancarelle che cucinano di tutto, i suoni dei tamburi e dei flauti. Cena sul terrazzo dell'albergo col primo tajin (carne di manzo con pomodori, patate, piselli e spezie varie).

sabato 16 agosto, 2° giorno
Notte passata quasi insonne, tra il compagno di stanza arrivato alle 3, il muezzin delle 5 ed uno stormo di uccelli chiassosi delle 6. Comunque, dopo un'abbondante colazione, alle 9 si parte: con 3 fuoristrada attraversiamo l'Atlante per il passo di Tizi-n-test (2.100 mt) e verso le 15 siamo Taroudannt. Alloggiamo all'hotel Tiout. Dopo una breve siesta (fuori ci sono 43 °C) si va in giro per il souk, certo più piccolo di Marrakesh ma comunque interessante e sicuramente meno turistico. Siamo fortunati: in una delle piazze vicine al mercato assistiamo alla lunga esibizione di un gruppo che propone musiche e danze tradizionali berbere (la gnawa). Si cena in albergo con sogliole fritte.

domenica 17 agosto, 3° giorno
La mattina a Taroudannt incontriamo il rappresentante di "Migration et Développement" che ci illustra la storia del'organizzazione e le attività promosse da questa. In un'ora e mezza di strada raggiungiamo il piccolo villaggio di Agni'n Fed dove mangiamo e ci riposiamo nei momenti più caldi (fuori si crepa). Il paesaggio è piuttosto desolato; le uniche piante che sopravvivono nella zona sono i contorti alberi di argan ed i mandorli. Nel tardo pomeriggio, quando la temperatura si fa sopportabile, si fa un giro per il paese, costituito da 120 famiglie, e facciamo visita alla cooperativa femminile che lavora le noci d'argan per ricavarne il prezioso olio, utilizzato per usi cosmetici ed alimentari. Cena con cous-cous. Si dorme sotto le stelle, nel cortile interno della casa che ci ospita. A notte fonda si alza il vento e si sta decisamente meglio. Cerco di non pensare agli enormi grilli rintanati nel minuscolo giardino al centro del cortile, che se ne potrebbero andare a passeggio tra i nostri giacigli.

lunedì 18 agosto, 4° giorno
Mattina a Taliouine, dove c'è il centro di Migration et Développement; ci spiegano l'attività di creazione di ostelli nella regione per incrementare il turismo. Visita al mercato, molto bello, dove però la gente è del tutto contraria a farsi fotografare. Interessante la bottega del commerciante di zafferano ed una zona di ristoro comunitaria, dove la gente porta gli ingredienti di base e viene cucinato il tajin e preparato il te. Breve sosta alla casbah del 19° secolo, appena fuori del paese, purtroppo in pessime condizioni. In mezz'ora, attraverso un paesaggio desolato costituito da colline pietrose, che solo in qualche zona diventa verdissimo per la presenza di acqua, si arriva al villaggio di Aouerst, a circa 1.400 m. Ospiti all'auberge "Ourti", si pranza con tajin, si fa la siesta (a mezzodì ci sono 45°C) e nel tardo pomeriggio si gira per il paese, spingendosi verso una zona resa fertile da un recente progetto di irrigazione, si coltiva lo zafferano; peccato che in questo periodo non si veda niente perchè i bulbi sono a riposo sottoterra. Poi si sale a vedere la tomba del marabout (un sorta di sant'uomo locale), posta alla sommità del villaggio. Cena sul terrazzo dell'ostello con zuppa di legumi ed una specie di risotto allo zafferano e mandorle. la notte si dorme poco, un po' per il caldo, un po' per le donne del villaggio che, in processione, girano cantando per le viuzze del villaggio, per festeggiare un imminente matrimonio.
A proposito di matrimoni: al di fuori delle case dove questi si festeggiano, vi sono disegni bianchi, molto semplici, raffiguranti solitamente alberi o palme. I matrimoni in queste zone si celebrano specialmente ad agosto, quando c'è poco lavoro nei campi.

martedì 19 agosto, 5° giorno
La mattina sosta ad Ifri per vedere l'agadir: un deposito comunitario di cereali, sorta di alveare in pietra costruito a ridosso di una falesia, dove ad ogni famiglia era assegnata una celletta; la struttura è ben conservata ed in parte tuttora utilizzata. Per una pista di 2 ore nel deserto pietroso passiamo per il villaggio di Lamdint e quindi arriviamo ad Assrargh. Lungo la strada il paesaggio è incredibile, lunare, caratterizzato da una varietà enorme di minerali (basalto, quarzo, mica, nichel, granito, scisto, marmo); sono frequenti avvistamenti di grosse lucertole immobili al sole, di una specie di scoiattoli che ricordano i cani del deserto nordamericani, ed eleganti uccelli bianchi e neri. Pranziamo all'ostello che ci ospita (Auberge "Les étoiles") con tajin (tanto per cambiare). Siesta fino alle 18, poi facciamo un giro per il paese per vedere le iniziative di Migration et Développement: un consultorio ed un impianto per il recupero delle acque reflue. Discesa fino al letto del torrente, ora in secca, tra palme da datteri, ulivi, mandorli e carrubi; piccoli lotti sono coltivati a mais grazie all'acqua che viene pompata dai numerosi pozzi presenti. Il letto del torrente si trasforma in un certo punto in orrido, che precipita nella vallata sottostante. Risalendo verso il paese c'imbattiamo in un enorme scorpione nero, mortale secondo la nostra guida. Prima di cena proviamo il piccolo hammam (bagno turco), ricavato in due microscopici locali al piano terra del nostro ostello. Cena con cous-cous di pollo.

mercoledì 20 agosto, 6° giorno
La mattina facciamo uno spettacolare percorso a piedi, seguendo un sentiero che in un'ora e mezza porta da Assrargh al villaggio di Aguinan, posto nella verdissima vallata sottostante. Ritorniamo ad in auto e, dopo pranzo, ci aspetta un viaggio di 4 ore attraverso un paesaggio desolato ma spettacolare, sempre mutevole. Le rocce sono molto antiche, risalgono al precambriano: le viola sono rocce metamorfiche (calcare trasformato), poi c'è quarzo, scisto, mica, ecc. Incredibilmente cade qualche goccia di pioggia! Facciamo una sosta al villaggio di Aguerd-nu-lili, dominato da un piccolo borgo fortificato, in passato caravanserraglio degli almoravidi ed ora utilizzato come agadir e come residenza di qualche famiglia. Ci intratteniamo con la gente del posto grazie alla traduzione francese/berbero della nostra guida. Arriviamo alla fine a Tagmout, dove si sosta al piccolo albergo "Pied du Siroua" fatto costruire da un emigrato in Francia e lasciato poi in gestione a persone del luogo. Breve giro per il villaggio, sull'altra sponda del uadi (il letto del torrente, in secca), quindi cena in albergo.

giovedì 21 agosto, 7° giorno
Giro di prima mattina per il villaggio. Lasciato Tagmout, arriviamo al minuscolo villaggio di Tislite; scendiamo a piedi lungo magnifiche gole, dominate da imponenti formazioni di pietra in una direzione, e pareti a strapiombo dall'altra. Pranzo al sacco. Risalendo al paese ci attendono i suoi abitanti che hanno preparato per noi una vera e propria esposizione di tappeti all'aperto. Verso le 15 partiamo per Tizgui (sospeso), villaggio di montagna posto a circa 2.000 m di altitudine: arrivati alla fine di una stretta valle coltivata in parte a mais su terrazze, lasciamo le auto e saliamo a piedi, mentre i nostri bagagli vengono portati su dai muli. A metà della salita, appeso a metà di una falesia, si vede un bell'agadir. Il villaggio è molto bello, con le case tutte in pietra. Beviamo il te al rosmarino, immancabile gesto di ospitalità, poi per un breve sentiero serpeggiante sul fianco della montagna arriviamo ad una bella cascata, la cui acqua rende fertile la piccola valle sottostante. Per cena siamo ospiti in una casa dove è imminente un matrimonio; peccato che ci facciano stare, da soli, in una stanza dove viene servito il cibo: ci sarebbe piaciuto un contatto più ravvicinato con la gente. La cena, piuttosto spartana, consiste in te seguito da un tajin di montone (che sia quello che abbiamo visto sgozzare qualche ora prima?); l'illuminazione è con lampade a gas: l'elettricità è disponibile solo per qualche ora al giorno, grazie ad un generatore. Il nostro alloggio, che possiamo definire "essenziale" è costituito dalle due stanze di una piccola costruzione isolata posta nella parte più alta del villaggio.

venerdì 22 agosto, 8° giorno
Sveglia alle 6, prima dell'alba: il paesaggio sembra incantato, l'aria è fresca. Colazione con marmellata, te e caffè alla cannella. Partenza verso le 08:30 e, dopo un lungo tratto di pista raggiungiamo - dopo giorni - una strada asfaltata; attraversiamo il passo di Tizi Ntechka (2.260 m); sosta per pranzo con spiedini di agnello e manzo. Arriviamo a Marrakesh verso le 16:30; alloggiamo allo stesso hotel Sherazade del primo giorno. Prima di cena proviamo l'esperienza di un hammam pubblico: per le donne delicati massaggi drenanti, per gli uomini la faccenda è un po' più... ruvida. La sera ceniamo con pesce fritto in piazza Djana el-Fna, in una delle tante bancarelle ambulanti. La piazza è incredibile, ogni sera, per tutto l'anno, si ripete lo spettacolo di migliaia di persone che girano tra incantatori di serpenti, venditori d'acqua, danzatori vestiti da donna, giocolieri, veggenti, cantastorie. Concludiamo la serata con una birra analcolica (sic).

sabato 23 agosto, 9° giorno
La mattina è dedicata allo sterminato souk, che qualcuno definisce il più vasto del mondo arabo, dove la varietà di mercanzia ti stordisce. E' interessante spingersi nelle vie dove il souk vero e proprio finisce per lasciar posto a piccoli negozi di generi alimentari ed artigianato, dove si incontrano ben pochi turisti. Bellissimi due caravanserragli con colonne di pietra e capitelli in legno istoriato, ancora utilizzati come abitazione e laboratori artigianali. A pranzo ci sediamo su un tavolino all'aperto in una via secondaria, dove prendiamo te alla menta e crepes al miele. Curioso il piccolo traffico che ci passa davanti, che va dai carretti trainati da muli ad un SUV BMW di ultimo modello. Nel pomeriggio, dopo una siesta per evitare le ore più calde, cerchiamo di andare al museo della città: un tizio al quale chiediamo spiegazioni ci dice essere chiuso; in compenso ci affida ad un conoscente che si offre come accompagnatore per la zona delle tintorie: ci arriviamo passando per la medina, la parte vecchia della città dove ancora sopravvivono molte attività artigianali: fabbri, falegnami, lavoratori del cuoio. Le tintorie sono una specie di girone infernale: in una successione di vasche maleodoranti gli operai immergono le pelli per la pulizia, la concia e la tintura; c'è la zona dei musulmani, che lavorano pelli di montone, e la zona dei berberi, che lavorano pelli di cammello e bue. Poco lontano un centro dell'artigianato espone varie cose; predominano ovviamente gli oggetti in pelle, di notevole qualità. Ceniamo al ristorante del nostro albergo.

domenica 24 agosto, 10° giorno
Giornata dedicata al viaggio di ritorno: levataccia alle 04:30; in 10 min. di auto siamo all'aeroporto; 40 minuti di volo fino a Casablanca; in poco meno di 3 ore siamo a Malpensa.